Poesie inedite

di Federico Dilillo

Subbuglio

Soqquadro dello spirito,

come pesci che si tuffano nel tuo acquario.

Quanti schiamazzi!

Ma che visibilio…

…spezzato da Note che illogicamente

Si commutano.

Pausa disordinata.

E poi una speranza…

…dello stesso colore delle gote

Del giovinetto schivo.

Annichilita…

…da un infinito, effettivamente palpabile

 

Prosaicità del poggio

Ritorno in terra natìa

che ripudia la tempesta.

Abitudini contrastanti.

Dì eterni.

Ma è qui che la corolla germoglia.

Sentimento scarlatto…

…quanto la fioritura di impulsi passionali…

…e come le armoniose tenerezze di due…

…i quali ispirano un equilibrio platonico…

…Impicciato dalla sconfinata assenza di fraternità,

rimpiazzata da freddezza, aridità,

insensibilità, disamore e qualche demotivata boccia.

Alterco accorato.

Sabato sera

Or dunque infine è giunto,

il dì penultimo e antecedente a festa.

E ahimè sorge spontaneo,

il dubbio insigne e rinomato:

baldoria andar a fare o le stanche membra allettare?

Allor è la ragione

A prendersi la scena…

E indigesta si domanda:

qual beneficio e quale invece lo sfavore?

Poscia una visione…

…un po’ grigia e desolante:

Parliam di un giovinotto,

che guata attentamente

il gruppo diciam fraterno.

Ed ecco come a un tratto

si accorge amaramente:

di quel che accantonato tace mestamente,

di quei che forte stridon e altro far non sanno

e di quel povero gallo che segue le fanciulle

perdendo lestamente

il senno rimanente.

Al che nel giovinotto irradia il final responso:

val la pena star qui a contemplare?

Meglio non sarebbe stato, restar nella

magione ad altro occupare?

 

Io e vita

Il nostro è diventato ormai un rapporto

quasi impossibile.

Io affermo.

Tu neghi.

Io vivo con l’arcobaleno in testa.

Tu con i colori di un film anni 40.

E viceversa.

Non ci abbracceremo mai davvero.

Una certezza.

Paradossalmente,

l’unica che illumina i miei sensi.

La perfezione,

non esiste.

E tu,

sei continua imperfezione.

Come i nostri abbracci,

imperfetti,

ma più belli di una nascita sulle acque.

Ti amo,

oh vita.

 

Mare

Ci provo

A parlarne

Dell’immensa distesa blu.

Difficile trovar le parole

Così

Scriverò

Quel che sento.

Odor di salsedine,

brezza che ti colora la faccia di bello e di azzurro.

Distesa di scogli scoscesa

Che si perde

In un infinito

Di bianco volatile

O di turchese increspatura.

Quel che più mi emoziona però

E ardere mi fa

È nell’orizzonte perdermi…

…dove i miei mortali occhi

Smarriti nel matrimonio

Tra cielo e mare,

desiderio mi crean

di lasciar sulla scogliera le mie vesti.

E di iniziar a nuotar

Senza tregua

Verso quell’orizzonte.

Fino ad essere accolto

Tra le braccia

Della fresca e meravigliosa morte,

del mare.

 

Icone

2001

Come i dodici mesi

Della mia venuta al mondo.

Odissea

Come di Ulisse

Dalla mano Omerica

Il suo epico cammino.

Nello spazio

L’inesplorato

E affascinante

Di corpi,

stelle,

e pianeti.

META
OLTRE
TUTTO

Nuovo

Come il cambiamento

La rivoluzione

L’esistenza

Quella vera.

Cinema

Una passione

Un’emozione

Ed un sorriso

Bello

Accostarlo al paradiso.

E nel nero dello spazio

Anche guerre

Hanno spazio.

Tutto d’oro

Tanto oro,

Solo oro,

son felice.

 

Senso di colpa

Imbecille
Altro che questo
Mi sento
Quando
Mi tengo tutto
Dentro.

Anche se poi
Le cose
Si rivelan
Ben più
Piccole
Di quel che
Sembrano.

È che sono troppo
Sensibile?
Forse di più
Molto di più.

Sono fagocitato
L’arte è sommersa
L’immaginazione è occlusa
L’ Astrattismo diventa acerrimo.

Vince quindi
La praticità
Il tecnicismo
La freddezza
Delle non passioni.

Le mie diventan
Perdita di tempo,
Cattiva leggerezza,
Senso di colpa.

Imbecille
Forse non dovrei
Sentirlo così
Addosso.

Sono solo
Uno che vive
Come in una
Fiaba.

 

Consacrazione

Due dodecadi
A sfidarti
Col tuo peggior nemico
Te stesso
A ispezionare
Senza neanche sapere.

Miliardi e più
Di errori
Di rovinose cadute
Di brucianti fallimenti
Di delusioni
Al gusto di distruzione.

Quasi tutti se ne sono andati
Oggi
Più spaesato che mai
Continui a incrociare
Prendendo tutto di luminoso
E mettendolo insieme.

Non più un abbraccio dimenticato
Perché reclusi
Ma un abbraccio dimenticato
Perché non vero.

Non più rinascere
Ma consacrarsi
Ricolmi di imperfezione.

Essere sereno
Tranquillo
Te stesso
Sorridente
E in linea.

Verso la dodecade
Della consacrazione.